DAL IL MANIFESTO
Gli operai muoiono
Gli operai muoiono
Camminavano sui binari: 18 lavoratori travolti da un treno
m.ca
I morti questa volta non sono minatori. In Cina l'ultima strage di lavoratori - 18 morti e 9 feriti - è avvenuta in superficie, lungo i binari della ferrovia. E' accaduta mercoledì, ma la notizia è venuta fuori solo ieri. Le forti nevicate e il maltempo che imperversano nella provincia di Shandong hanno reso difficili le «comunicazioni», sostiene un portavoce dell'azienda per cui lavoravano gli operai travolti dal treno veloce Pechino-Qingdao. Alla strampalata «giustificazione» si accompagnano ricostruzioni piuttosto oscure della terribile sciagura. L'impressione è che le ferrovie cinesi cerchino di scaricare la responsabilità sull'azienda che aveva in appalto i lavori di manutenzione. E viceversa.
Alle 20,30 nei pressi di Anqui un treno ha investito una squadra di manutentori che, al buio, camminava sul binario per raggiungere la massicciata da rimettere in sesto. I lavori, sostengono le ferrovie, dovevano iniziare alle 22. E da quell'ora i treni in transito dovevano abbassare la velocità a 45 chilometri all'ora. Gli operai si trovavano nel posto sbagliato all'ora sbagliata. «Hanno usato i binari come scorciatoia e per arrivarci hanno abbattuto una staccionata», dichiara alla tv un funzionario delle ferrovie. Alle palesi violazioni delle norme di sicurezza si è aggiunta la sfortuna: «Camminavano sull'unico binario su cui a quell'ora era previsto il passaggio di un treno».
Questa versione inchioda l'azienda di manutenzione. E però la strage è avvenuta alla vigilia della Festa della primavera, con centinaia di milioni di cinesi in viaggio - soprattutto in treno - verso villaggi natali e località turistiche. E' possibile che le ferrovie, sotto stress per il maggior numero di treni in circolazione, abbiano pasticciato nel comunicare ai convogli in transito da Anqui l'ora in cui abbassare la velocità. Resta il fatto che nessuna azienda dovrebbe far camminare i suoi dipendenti lungo i binari, né di giorno né tantomento di notte.
Il ministro dei trasporti si limita a dichiarare che le condizioni dei 9 feriti ricoverati in ospedale sono stabili, che nessuno sul treno si è fatto male e che il traffico, dopo «una breve sospensione», è ripreso normalmente.
Due giorni fa il governo cinese ha reso note severe sanzioni (espulsione dal partito ed estromissione dagli incarichi pubblici) per 183 manager e funzionari responsabili di 5 gravi «incidenti» sul lavoro che hanno causato 180 vittime.

Alle 20,30 nei pressi di Anqui un treno ha investito una squadra di manutentori che, al buio, camminava sul binario per raggiungere la massicciata da rimettere in sesto. I lavori, sostengono le ferrovie, dovevano iniziare alle 22. E da quell'ora i treni in transito dovevano abbassare la velocità a 45 chilometri all'ora. Gli operai si trovavano nel posto sbagliato all'ora sbagliata. «Hanno usato i binari come scorciatoia e per arrivarci hanno abbattuto una staccionata», dichiara alla tv un funzionario delle ferrovie. Alle palesi violazioni delle norme di sicurezza si è aggiunta la sfortuna: «Camminavano sull'unico binario su cui a quell'ora era previsto il passaggio di un treno».
Questa versione inchioda l'azienda di manutenzione. E però la strage è avvenuta alla vigilia della Festa della primavera, con centinaia di milioni di cinesi in viaggio - soprattutto in treno - verso villaggi natali e località turistiche. E' possibile che le ferrovie, sotto stress per il maggior numero di treni in circolazione, abbiano pasticciato nel comunicare ai convogli in transito da Anqui l'ora in cui abbassare la velocità. Resta il fatto che nessuna azienda dovrebbe far camminare i suoi dipendenti lungo i binari, né di giorno né tantomento di notte.
Il ministro dei trasporti si limita a dichiarare che le condizioni dei 9 feriti ricoverati in ospedale sono stabili, che nessuno sul treno si è fatto male e che il traffico, dopo «una breve sospensione», è ripreso normalmente.
Due giorni fa il governo cinese ha reso note severe sanzioni (espulsione dal partito ed estromissione dagli incarichi pubblici) per 183 manager e funzionari responsabili di 5 gravi «incidenti» sul lavoro che hanno causato 180 vittime.

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