venerdì 18 gennaio 2008

L'aritmetica dei morti sul lavoro

ThyssenKrupp «disconosce» il suo memorandum segreto. Intanto si scoprono i suoi maneggi per «ricaricare» gli estintori, dopo la strage.

Dal Manifesto.it

Ogni giorno succede una mezza Thyssen. Non è cinismo, è l'aritmetica dei morti sul lavoro. Che ieri sono stati tre, a cui si aggiungono due feriti gravi.
In una fonderia di Castelgomberto (Vicenza) è morto Philemon Kuoda, 21 anni, originario del Burkina Faso. Stava togliendo residui di lavorazione da un nastro trasportatore. Un ingranaggio gli ha incastrato un braccio e i compagni di lavoro non sono riusciti a liberarlo.
Aveva 41 anni e due figli Massimiliano Guazzolini, operaio in un'azienda di san Giovanni in Marignano (Rimini) che produce porte e finestre in metallo. E' stato schiacciato tra un carello elevatore e il bancone della macchina punzonatrice delle lamiere.
Giuseppe Caraccolo, 74 anni e quindi abbondantemente in pensione, è stato travolto da un escavatore in un cantiere minerario a Ragusa. Era un ex dipedente della ditta proprietaria del cantiere. Arrotondava, probabilmente in nero, l'assegno della pensione.
I due feriti gravi sono un operaio diciottenne, trafitto da un tondino in un cantiere in Alto Adige, e un lavoratore albanese che ha avuto una mano stritolata da un rullo nel cantiere dell'Alta velocità di Bologna.
Ieri a Roma una delegazione della ThyssenKrupp ha incontrato il ministro del lavoro Cesare Damiano. In quella sede i vertici tedeschi della multinazionale hanno «preso le distanze nel modo più fermo (sic)» dall'ormai famoso memoradum segreto sequestrato dai magistrati torinesi ad alcuni dirigenti della Tk Italia. Il documento «non esprime la visione della ThyssenKrupp», ha detto Ralph Labonte, capo del personale della multinazionale. Labonte ha declassato le sette pagine a «un appunto redatto tra il 17 e il 19 dicembre». Prima, ha aggiunto, che il capo supremo della multinazionale Ekkerard Schultz venisse a Torino per partecupare ai funerali dei Rocco Marzo, il capoturno, il più anziano tra le sette vittime della strage. La precisazione della data tende a non far passare herr Schultz come uno dalla doppia faccia, che si costerna di fronte al sindaco Chiamparino e intanto organizza in segreto la disinformazione per addossare agli operaio morti la colpa dell'incendio. Prendendola per buona, risulta la possiamo considerare dei doppiogiochisti tutti i dirigenti della ThyssenKrupp che, accompagnati dall'ambasciatore tedesco, erano in Duomo al primo dei funerali, quello con quattro bare.
ThyssenKrupp, ha assicurato Labonte, sosterrà economicamente le famiglie delle 7 vittime e si impegna a trovare un nuovo posto di lavoro per i 150 operai della acciaieria di Corso Regina Margherita.
Il dirigente si è dichiarato «sorpreso» nel leggere quanto scritto su la Stampa di ieri. L'articolo sviluppa un episodio in parte già noto. Subito dopo l'incendio, gli operai roconobbero e bloccarono all'ingresso dello stabilimento il furgoncino della ditta che provvedeva a caricare gli estintori. Il giorno successivo quel furgoncino tornò il tecnico ricaricò gli estintori nei reparti non ancora messi sotto seqestro (tutti, sembra di capire, eccetto la linea 5 andata a fuoco). L'ha detto il tecnico ai magistrati che , a questo punto, sanno anche il nome del «mandante», un dirigente torinese della Tk. Magari quello che ha sostenuto in un'intervista che «toccava» agli operai ricaricare gli estintori.

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