Un operaio muore alla Lam di Rimini
Le reazioni La protesta davanti all'azienda ma la produzione non si ferma
Matteo Marini
Va tutto bene, così dovrebbe sembrare. Almeno per i lavoratori della Lam di San Giovanni in Marignano, provincia di Rimini. Massimiliano Guazzolini è morto tre giorni fa, schiacciato da una macchina per la punzonatura di fogli di alluminio. Ma troppo clamore sulla faccenda è negativo secondo gli operai di un'azienda in cui, tutto sommato, non si lavora male. «Ancora non si capisce come sia potuto accadere - spiega Massimo Bellini della Fiom - visto che la macchina è dotata di una gabbia con cancelletto di sicurezza e di fotocellule». La ricostruzione spetterà alla magistratura, che ha aperto un'inchiesta e dovrà spiegare come sia possibile che un macchinario, a norma per i requisiti europei, sia entrato in funzione mentre un operaio lo stava controllando dall'interno. Qualcosa sarà forse chiarito dall'autopsia prevista per oggi.
Ma da chiarire c'è parecchio. Perché, per esempio, quando è morto Massimiliano era solo? «E' stato trovato alle 19,50 - continua Bellini - e l'ultima volta era stato visto alle 19,10 circa: 40 minuti, l'incidente potrebbe essere avvenuto alle 19,11 come alle 19,49. Inoltre c'è grande distanza tra i vari macchinari, se c'è qualcuno in difficoltà nessuno ha modo di vederlo». La Lam produce porte e finestre in metallo. Un'azienda difficile dal punto di vista sindacale, secondo la Fiom stessa. Massimiliano era, da poco, delegato Fiom-Cgil ma l'azienda conta appena 5 iscritti su circa 40 operai: e si vede. La contrattazione è fatta sempre senza consultare le organizzazioni dei lavoratori. Il giorno dopo la morte di Massimiliano gli operai hanno manifestato per 2 ore e mezza davanti alla fabbrica, ma la produzione non si è quasi mai fermata. Troppa pubblicità negativa sui giornali per la Lam, hanno lamentato i lavoratori, perché lì si sta bene. «E' un ambiente di lavoro nuovo e pulito», ammette anche il responsabile Fiom. Ma lì è morto Massimiliano, e anche con tutta la buona volontà, si fa fatica a dire che è tutto a posto.
Ma da chiarire c'è parecchio. Perché, per esempio, quando è morto Massimiliano era solo? «E' stato trovato alle 19,50 - continua Bellini - e l'ultima volta era stato visto alle 19,10 circa: 40 minuti, l'incidente potrebbe essere avvenuto alle 19,11 come alle 19,49. Inoltre c'è grande distanza tra i vari macchinari, se c'è qualcuno in difficoltà nessuno ha modo di vederlo». La Lam produce porte e finestre in metallo. Un'azienda difficile dal punto di vista sindacale, secondo la Fiom stessa. Massimiliano era, da poco, delegato Fiom-Cgil ma l'azienda conta appena 5 iscritti su circa 40 operai: e si vede. La contrattazione è fatta sempre senza consultare le organizzazioni dei lavoratori. Il giorno dopo la morte di Massimiliano gli operai hanno manifestato per 2 ore e mezza davanti alla fabbrica, ma la produzione non si è quasi mai fermata. Troppa pubblicità negativa sui giornali per la Lam, hanno lamentato i lavoratori, perché lì si sta bene. «E' un ambiente di lavoro nuovo e pulito», ammette anche il responsabile Fiom. Ma lì è morto Massimiliano, e anche con tutta la buona volontà, si fa fatica a dire che è tutto a posto.
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