giovedì 31 gennaio 2008

Pochi spiccioli


Bankitalia
44 miliardi di euro sottratti al lavoro
Roberto Romano

La Banca d'Italia ha appena pubblicato l'indagine sui bilanci delle famiglie e tutti i commentatori hanno evidenziato la distribuzione della ricchezza che è concentrata nel decile più alto: il 45% della ricchezza è posseduta dal dieci per cento delle famiglie più ricche. Se la ricchezza è un indicatore importante, il reddito è un indicatore che più di altri interessa la capacità contrattuale del sindacato. Infatti, la ricchezza interessa di più l'attività fiscale dello stato che l'attività contrattuale. In questo senso l'idea di una patrimoniale - riproposta ieri da Galapagos - non è così fuori posto, in particolare se consideriamo che il reddito da capitale ha manifestato dei forti tassi di crescita in termini di flusso e di stock.
Ma l'indagine della Banca d'Italia permette una valutazione del reddito da lavoro dipendente, indipendente, da trasferimenti e da capitale. Attraverso la raccolta delle indagini della Banca d'Italia dal 1993 al 2006 è stato possibile «quantificare» la minore-maggiore disponibilità delle diverse tipologie di reddito e capire, così, meglio come si è modificato la distribuzione del reddito tra le varie classi sociali.
Proviamo a considerare i due estremi dell'indagine della Banca d'Italia, cioè 1993 e 2006. Il reddito da lavoro dipendente nel 1993 era pari al 43,7% del Pil, mentre nel 2006 era pari al 40,7%. Sostanzialmente il reddito da lavoro dipendente ha perso peso «economico» all'interno del flusso di reddito realizzato dal paese nel corso di questi ultimi 13 anni. Il reddito da libera professione aumenta, invece, dal 12,9% del pil al 15,1%, cioè cresce in misura maggiore della crescita del pil. Il reddito da trasferimenti (previdenza ed altro) passa dal 22,1% al 23,5% del pil. L'incremento, seppur contenuto, è legato agli interventi dello stato per far fronte alla crisi del sistema economico. I redditi da capitali diminuisco leggermente, scendendo dal 21,3 al 20,7% del Pil.
Utilizzando la destinazione percentuale del reddito del 1993 per il 2006 è possibile calcolare quanto reddito è stato perso e/o guadagnato dalle diverse tipologie di reddito. I risultati sono importanti, ancorché non sorprendenti. Rimane comunque alta la «cifra» di reddito potenziale perso dal reddito da lavoro dipendente che non può essere in nessun modo soddisfatto da una diversa redistribuzione del carico fiscale. Infatti, teoricamente il reddito da lavoro dipendente tra il 1993 e il 2006 avrebbe perso qualcosa come 44 miliardi di euro; il reddito da libera professione avrebbe guadagnato 32,5 miliardi e il reddito da capitale perso poco più di 3 miliardi.
Occorre sottolineare che la quota di reddito da lavoro dipendente è diminuito in presenza di una forte crescita del numero dei lavoratori dipendenti. Evidentemente chi entra nel mercato del lavoro ha reddito di ingresso non solo saltuari, ma anche troppo più bassi rispetto a chi è integrato nel mondo del lavoro. Sostanzialmente la creazione di nuove figure contrattuali (44) ha eroso alla fonte la possibilità di intercettare quote crescenti di reddito.
Se la contrattazione negli ultimi due anni ha permesso il mantenimento della quota di reddito da lavoro dipendente sul Pil rispetto al 2002, in realtà c'è stata una lieve crescita, salari di ingresso troppo bassi non potevano spostare quote di reddito. L'indagine della Banca d'Italia sottolinea come l'intervento fiscale sui redditi da lavoro dipendente sia insufficiente, non tanto nelle intenzioni, quanto nella efficacia. Spostare un punto di Pil verso il reddito da lavoro dipendente è una frazione dei 3 punti di pil persi dal lavoro dipendente. La contrattazione e il suo modello diventano in questo modo strategici.



mercoledì 30 gennaio 2008

Contadini, Operai, Impiegati.

DAL IL MANIFESTO

Il lavoro in diretta materializza gli invisibili
Fiat e ThyssenKrupp raccontate dagli operai. L'inchiesta di Primo Piano che guarisce la «smemoratezza»
Loris Campetti

Contadini, operai, impiegati. Vale a dire lavoro. Quel lavoro di cui si è timidamente tornati a parlare scoprendo che esiste ancora, ma non garantisce più il riscatto sociale per sé e per i figli, in conseguenza delle accresciute ingiustizie che impoveriscono chi vive del suo salario. Un lavoro che colloca l'operaio sotto la soglia di povertà e colpisce una fascia importante di borghesia, quel ceto medio che una volta si sarebbe detto proletarizzato. Per non parlare del lavoro nei campi, dove più che quarant'anni fa vige il caporalato, regnano nero e sommerso e il bracciante è spremuto più delle olive nel frantoio o è comandato, come le olive abbandonate in terra non raccolte, a marcire. Il lavoro dipendente che non muore, mentre muoiono i lavoratori, ogni giorno, tre o quattro al giorno. Se ne muoino tanti tutti insieme come alla ThyssenKruppm, tornano a fare notizia, escono dal dimenticatoio in cui in cui l'ideologia del mercato e le baggianate del postindustrialismo li avevano incatenati.
I media, troppo a lungo e colpevolmente silenti, riaprono gli occhi. Per quanto chissà. Ma l'unico modo per non parlare più degli operai morti è quello di raccontarli da vivi, guardarli e mostrarli nella loro quotidianità fatta di sfruttamento e alienazione che garantiscono la ricchezza di pochi e il Pil di tutti. Se oggi è possibile una diretta come quella che sabato pomeriggio ci ha regalato Rainews24 da Torino, in cui si è connessa la sconfitta dell'80 alla Fiat alla strage di oggi alla ThyssenKrupp, è perché il sottile filo rosso del racconto sociale non si è mai del tutto spezzato. Grazie a piccoli giornali che non si sono imbarcati nel bastimento della presunta modernità liberista. Grazie a giornalisti curiosi e coraggiosi che hanno preferito l'inchiesta alla carriera. Grazie a testate come Rainews24 o come alcune enclave del Tg3 che hanno continuato a cercare nel corpo vivo della società. Esemplare da questo punto di vista è il lavoro di Santo Della Volpe dentro il mondo del lavoro per raccontare cosa è diventato. Tre reportage, una giornata passata insieme a un operaio di Mirafiori («Vita da operaio»), una con un bancario («Vita da impiegato») e un'altra con due lavoratori della terra, un contadino-imprenditore emiliano e una bracciante pulgliese («La terra è bassa»). Tre storie di lavoro e di vita che narrano la difficoltà di arrivare a fine mese, raffrontando le condizioni materiali di ieri e di oggi per verificarne l'impoverimento. Oggi un operaio Fiat deve lavorare il doppio degli anni per comprare l'utilitaria che lui stesso costruisce, non può mandare la figlia in gita scolastica. E il bancario che ha perso status e stipendio deve stringere la cinghia, mentre la bracciante - come l'operaio - ha un solo sogno che si allontana nel tempo, riforma dopo riforma: il giorno della pensione. Mentre ieri una famiglia operaia poteva offrire ai figli un futuro migliore, oggi vive con l'aiuto dei genitori e i figli sanno che vivranno peggio, più poveri e precari, di chi li ha messi al mondo.
Uomini e donne in carne e ossa che ci raccontano cosa è diventato il lavoro. Sono gli invisibili a parlare, che soffrono di questa invisibilità più ancora del loro salario che perde potere d'acquisto, mentre loro perdono potere, il potere di cambiare la loro condizione e, anche un po', la società. Queste storie le abbiamo viste e ascoltate a Primo Piano, Tg3. Ne aspettiamo altre, possibilmente in prima serata. E speriamo che si apra una sana competizione tra giornalisti e tra testate giornalistiche, radiofoniche, televisive, che riporti in diretta la materialità della vita. Una diretta che potrebbe insegnare molto anche alla politica che tanto ha contribuito a chiudere il lavoro nella prigione dell'oblio.

martedì 29 gennaio 2008

LA SPONDA DEL CAMION


Un camion
DAL SITO RAINEWS24

Un operaio edile di 35 anni è morto mentre stava lavorava in un cantiere edile in via Toscanini, nella zona alta di Quarto, in provincia Napoli. Il giovane lavoratore sarebbe stato colpito al capo dalla sponda di un camion, ma la causa delal morte è ancora da accertare. La vittima è Pasquale Tamburelli ed era residente a Marano, località del napoletano. Lavorava nel cantiere per la Fiona Costruzione.

Stava scaricando un camion di tufi che servivano alla costruzione di una casa agricola in via Toscanini, sulla collina Viticella nella parte alta di Quarto, quando per un malore o perché colpito dalla sponda del camion si è accasciato al suolo. Soccorso dai suoi colleghi, è stato portato all'ospedale, dove è morto subito dopo.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Pozzuoli, che dovranno ricostruire la dinamica dell'incidente. Il cantiere è stato posto sotto sequestro.

lunedì 28 gennaio 2008

IL TRENO DEI DESIDERI

DAL IL MANIFESTO
Gli operai muoiono

Camminavano sui binari: 18 lavoratori travolti da un treno
m.ca
I morti questa volta non sono minatori. In Cina l'ultima strage di lavoratori - 18 morti e 9 feriti - è avvenuta in superficie, lungo i binari della ferrovia. E' accaduta mercoledì, ma la notizia è venuta fuori solo ieri. Le forti nevicate e il maltempo che imperversano nella provincia di Shandong hanno reso difficili le «comunicazioni», sostiene un portavoce dell'azienda per cui lavoravano gli operai travolti dal treno veloce Pechino-Qingdao. Alla strampalata «giustificazione» si accompagnano ricostruzioni piuttosto oscure della terribile sciagura. L'impressione è che le ferrovie cinesi cerchino di scaricare la responsabilità sull'azienda che aveva in appalto i lavori di manutenzione. E viceversa.
Alle 20,30 nei pressi di Anqui un treno ha investito una squadra di manutentori che, al buio, camminava sul binario per raggiungere la massicciata da rimettere in sesto. I lavori, sostengono le ferrovie, dovevano iniziare alle 22. E da quell'ora i treni in transito dovevano abbassare la velocità a 45 chilometri all'ora. Gli operai si trovavano nel posto sbagliato all'ora sbagliata. «Hanno usato i binari come scorciatoia e per arrivarci hanno abbattuto una staccionata», dichiara alla tv un funzionario delle ferrovie. Alle palesi violazioni delle norme di sicurezza si è aggiunta la sfortuna: «Camminavano sull'unico binario su cui a quell'ora era previsto il passaggio di un treno».
Questa versione inchioda l'azienda di manutenzione. E però la strage è avvenuta alla vigilia della Festa della primavera, con centinaia di milioni di cinesi in viaggio - soprattutto in treno - verso villaggi natali e località turistiche. E' possibile che le ferrovie, sotto stress per il maggior numero di treni in circolazione, abbiano pasticciato nel comunicare ai convogli in transito da Anqui l'ora in cui abbassare la velocità. Resta il fatto che nessuna azienda dovrebbe far camminare i suoi dipendenti lungo i binari, né di giorno né tantomento di notte.
Il ministro dei trasporti si limita a dichiarare che le condizioni dei 9 feriti ricoverati in ospedale sono stabili, che nessuno sul treno si è fatto male e che il traffico, dopo «una breve sospensione», è ripreso normalmente.
Due giorni fa il governo cinese ha reso note severe sanzioni (espulsione dal partito ed estromissione dagli incarichi pubblici) per 183 manager e funzionari responsabili di 5 gravi «incidenti» sul lavoro che hanno causato 180 vittime.


venerdì 25 gennaio 2008

I 27 BAMBINI


DAL IL MANIFESTO

San Giuliano di Puglia non trova pace
La gestione del post-terremoto in Molise. Tra soldi distribuiti per alimentare clientele e una giustizia che ha tradito ogni aspettativa
Cinque anni dopo il sisma che ha distrutto la scuola «Francesco Jovine» e ucciso ventisette bambini, il paese attende ancora di essere ricostruito. Nel frattempo il governatore Iorio (FI) ha distribuito a pioggia i fondi destinati ai comuni terremotati
Serena Giannico
San Giuliano di Puglia (Cb)

Le casupole basse bucano il paesaggio grigioverde. Appaiono all'improvviso, affastellate, livide, degradanti sulla falda della collina, con gli usci uguali, i tetti uguali, le viuzze senza nomi tutte uguali. San Giuliano di Puglia, adesso, sta qui. «Villaggio temporaneo», indica un cartello sulla strada bianca di curve e avvallamenti. Il paese, quello originario, è stato devastato dal sisma del 2002. Poco più di cinque anni dopo i giorni della tragedia la maggior parte dei cittadini è parcheggiata dentro minuscole costruzioni di legno accozzate sulla brulla appendice di una realtà straziata, salutata dagli ulivi e che sa di dover necessariamente credere nella ripresa. «Non sono le baracche di Colfiorito, neppure le stamberghe dell'Irpinia o quelle, che ancora segnano la Sicilia, del terremoto di inizio '900 - dicono alcuni anziani appoggiati ad una staccionata -, ma significano insicurezza e precarietà. Siamo accompagnati da sconforto, ogni giorno, perché questo tempo passato non ha offerto i frutti migliori. E c'è da attendere, parecchio. Chissà quando le riavremo, quattro pareti vere». «I tempi sono lunghi - afferma Vincenzo Francario, del Comitato vittime - nonostante i proclami dell'ex premier Silvio Berlusconi che, al momento del disastro, pareva volesse portare miracoli. Ma oltre ai suoi messaggi mediatici c'è stato poco. I fondi della ricostruzione sono stati dirottati in posti dove non è stato percepito il tremore della terra. E neppure il rumore della tragedia, con le sue trenta vittime. Tiriamo avanti scandendo alla bell'e meglio le scomodità, l'instabilità, le piaghe...».
Più in là, dove lo sguardo arriva bene, le impalcature e le gru cingono la San Giuliano della catastrofe. Quell'autunno ha lasciato in pace solo il ventre del borgo, col campanile giallo scampato alla disfatta e rimasto a vegliare le disgrazie della sua gente. Ora c'è un paesaggio fantasma, di tubi metallici, travi, ruspe e scavi. I ponteggi si inseguono, a frotte, uno dietro l'altro, a non finire, sulle strade cianotiche, svuotate, irrazionali. «Tra armature e intelaiature - evidenzia un uomo che s'allontana con un fastello d'erbe sotto il braccio - ognuno cerca di intravedere il proprio futuro. Purtroppo resteranno i lutti». Che qualcuno sente già lontani, ma che assediano, prepotenti, le macerie della scuola elementare «Francesco Jovine», sventrata, sbarrata e sferzata dal vento. Tra i detriti dei muri squassati, che cadendo hanno ammazzato, svettano sprazzi di arbusti gialli. Sul cemento fanno capolino un banco e una sedia. E sulla rete che delimita l'istituto della morte, si aprono fasci di rose: per gli alunni e la maestra, Carmela Ciniglio, schiacciati dall'edificio che, all'improvviso, quel 31 ottobre, al primo violento sussulto si ripiegò e si accasciò orrendamente al suolo. Un massacro. La prima classe, quella dei bambini del '96, debellata. Ventisette creature rimaste uccise: tra esse due coppie di fratellini.
Dentro le rovine
Tra le macerie s'aggira un cane dalle orecchie lunghe, che sembra scavare rabbia. La collera s'annida tra i massi. Spunta da ogni pietra, da ogni nostalgia che si fa pietra. I ragazzini scampati al dramma, fuggiti da quelle aule che si sono trasformate in trappole letali, di tanto in tanto si lasciano andare ai ricordi, appena accennati. I compagni seppelliti «... non ce l'hanno fatta - rammentano - perché non c'è stato proprio il tempo. Noi siamo stati fortunati...». Trentasei udienze ci sono state per il processo della scuola collassata. Venuta giù d'un botto. Sei imputati tra tecnici e amministratori che, dai primi anni Cinquanta in poi, si sono occupati della realizzazione del complesso e della sua sopraelevazione. Il pubblico ministero, Nicola Magrone ha sostenuto la loro colpevolezza. Perché - ha affermato ripetutamente - a far sbriciolare l'istituto «non è stato il terremoto, ma la violazione delle norme del buon costruire». Irregolarità e furberie che appartengono «all'Italia peggiore». Ma il giudice, Laura D'Arcangelo, ha assolto, addossando l'accaduto all'Italia dei cataclismi. Nessuna responsabilità. Cancellate le accuse di omicidio e di disastro colposo e lesioni. Ma alimentati, di più, se possibile, il rancore e l'astio. «Una sentenza che è una vergogna - inizia Adriana Ferrucci, che sotto i macigni ha perso Lorenzo - ma questo lo abbiamo ripetutamente sottolineato. Aspettiamo, adesso, la Corte d'appello». E riflette: «La palestra era inagibile da anni eppure è rimasta in piedi, così come molte catapecchie... Perché, invece, la scuola ha immediatamente ceduto?». «S'è fatta a pezzi come una pignatta - aggiunge Maria Di Stefano, madre dei gemellini Luca e Gianmaria, altri bimbi vittime - non è colpa del destino, come tentano di inculcarci, ma di quanti hanno eluso le leggi pensando agli introiti. I nostri figli trucidati dalla superficialità. Finiti come topi. E' inaudito ciò. E' dannata e impotente questa nostra storia». «L'unica consolazione che ci rimane - continua Ferrucci - è andare da loro quotidianamente, magari con i fiori più belli, perché solo questo gli puoi ancora dare. Quelle bare bianche, in fila, le hai sempre davanti. Loro, però, non li puoi più toccare». Tra l'altro, rincara Antonio Morelli, presidente del Comitato vittime «in molti hanno strumentalizzato e continuano a strumentalizzare i nostri figli per ottenere fondi ed è inaccettabile».
«Non fate fotografie, rubano l'anima»: così è inciso sul marmo all'ingresso del cimitero. Poco più avanti le tombe degli «angeli», come li chiamano... Stanno insieme, i visi piccoli piccoli senza più giorni, i sorrisi fermati. Persi in una marea di corolle slargate, imbronciate, appassite, di peluche, di carillon ormai stonati, pupazzetti, girandole colorate e biglie e nel tintinnio degli scacciapensieri che muovono la quiete, stordiscono, confondono, ghiacciano.
L'affaire sisma
«Da queste parti - riprende Francario - non stiamo nel fango, ma di sicuro nel disagio... Il Molise del dopo terremoto avrebbe dovuto essere d'esempio, avrebbe dovuto rappresentare un modello di efficienza e di vigore. Invece siamo ai primi passi: la ricostruzione è lentissima, in alcune zone allo stallo, a fronte di un grosso dispendio di denaro pubblico, sperperato nell'omertà. E poi improvvisazione, consulenti, periti e studi di progettazione che si moltiplicano e che talvolta non sanno neppure come operare, contributi elargiti in maniera insensata e dissennata. Avremmo dovuto stare subito meglio, ci siamo trovati peggio. E questo anche perché i fiumi di denaro arrivati sono stati amministrati solo dall'attuale governatore, Michele Iorio, che li ha assegnati a propria discrezione». «Facendoli ruotare - rilevano alcune donne - attorno alla sua politica, alla sua ricandidatura, alla sua campagna elettorale. Ingiustizie e sprechi non si contano. Era nelle aree disastrate che si sarebbe dovuto ricominciare. Avrebbero dovuto avere la priorità nell'impiego dei contributi: così non è stato, perché il clientelismo ha avuto il sopravvento, e l'emergenza si tocca ancora con mano...».
Millecinquecento famiglie costrette nei prefabbricati e in sistemazioni provvisorie per le quali lo Stato paga l'affitto. «A San Giuliano, pur se le case promesse non sono ancora state innalzate - osserva un capannello di uomini in attesa della partita di calcio dinanzi al campo sportivo - siamo sicuramente avanti rispetto agli altri centri e ciò perché i soldi sono stati gestiti direttamente dal Dipartimento della protezione civile. Altrove la situazione è agonizzante. Dei nuovi fabbricati, che avrebbero dovuto essere pronti entro due anni dalle scosse telluriche, non esiste traccia».
Colletorto, Casacalenda, Bonefro, Santa Croce di Magliano, Castellino del Biferno, Ururi, Rotello, Provvidenti, Ripabottoni, Morrone del Sannio, Larino, Montelongo e Montorio nei Frentani: questi i centri che dopo una prima ricognizione vengono classificati come terremotati con oltre il 40 per cento del territorio distrutto. Costituiscono il cosiddetto «cratere». Successivamente Iorio (Forza Italia) fa diventare «sismici» tutti gli 84 comuni della provincia di Campobasso. Nel gennaio del 2003, la costa viene annientata dal maltempo e dagli allagamenti: uno sfacelo. Il 12 marzo successivo Berlusconi conferisce pieni poteri a Iorio innalzato, con l'ordinanza 3268, a commissario delegato per i cataclismi che hanno di recente devastato il Molise. Il provvedimento del presidente del consiglio contiene anche il deleterio articolo 15, per il quale transita il «programma pluriennale di interventi diretti a favorire la ripresa produttiva della regione colpita dagli eventi sismici e da quelli meteorologici, da finanziare anche con il concorso delle risorse nazionali e comunitarie destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate». Nel documento, quindi, si parla di rilancio del Molise, non solo dei luoghi falcidiati. E', per Iorio, l'escamotage per attingere e distribuire somme a propria discrezione. L'articolo 15 è il calderone nel quale far confluire tutti gli stanziamenti disponibili - Cipe, rimodulazione Por, solidarietà nazionale - scavalcando le competenze del consiglio. E' il passe-partout che gli permette di spendere come crede. E' il pozzo dal quale tirar su secchiate di quattrini. E' il balletto degli scialacquamenti. E' il conto - numero 3098 presso la Tesoreria provinciale di Campobasso della Banca d'Italia - da cui prelevare per fare «omaggi», soprattutto in provincia di Isernia, neppure scalfita dalle calamità, ma dove in passato è stato sindaco e dove, quindi, ha un consistente serbatoio di voti. E' il mezzo per captare e cooptare fedelissimi utili alla sua rielezione, che c'è, nel novembre 2006, ed è netta, alla faccia del centrosinistra: l'affaire sisma ha maturato i dovuti risultati. Quindi il dramma si è trasformato in... oro. Con 380 milioni - su 500 arrivati dal 2003, compresi gli 86 del 2007 - spalmati allegramente nei 136 comuni della regione, a enti, iniziative e aziende. Un flusso inarrestabile di euro, 170 milioni dei quali sono stati usati effettivamente per ristrutturare, riparare, demolire e riedificare. Il resto è stata una spartizione che non ha considerato le necessità. «Facendo un rapido calcolo - riporta un dossier del quotidiano on line Primonumero.it - salta fuori che ogni residente della provincia di Isernia, dove il sisma è stato visto solo in tivù, ha avuto a disposizione 563 euro a testa contro i 530 euro degli abitanti della provincia di Campobasso. Dunque, chi ha beneficiato della "ripresa produttiva"? Le zone terremotate? O gli amici degli amici?». E ancora: «Si chiama Sant'Angelo del Pesco, ci vivono 416 anime e si trova all'estremità occidentale della regione, in provincia di Isernia e a confine con quella di Chieti. E' una roccaforte del centrodestra e, anche se il terremoto è stato a 110 chilometri di distanza, ha goduto di tre finanziamenti: per l'irrinunciabile "realizzazione di un centro di equitazione di campagna"(425 mila euro), per il miglioramento "del verde attrezzato in località Canala" (200 mila euro) e per "la sistemazione dell'arredo urbano". Il totale fa 815 mila euro ai quali vanno sommati 626 mila euro per otto imprese artigiane e 274 mila euro per tre commerciali. Complessivamente ci sono stati regali per un milione 688 mila euro che vuol dire più di 4 mila per abitante. Mentre i 28 mila 561 residenti del "cratere" ne hanno avuti 1.276 ciascuno, meno di un terzo».

giovedì 24 gennaio 2008

LA BOMBOLA DEL GAS


Bolzano, morte al Palaghiaccio
dal IL MANIFESTO


L'esplosione di una bombola uccide un operaio. Poteva investire decine di bimbi
Un secondo lavoratore ustionato dallo scoppio. A Spoleto perde la vita un agricoltore travolto dal trattore. Altri tre feriti: a Porto Marghera, in provincia di Piacenza e nel vicentino
Roma

Un infortunio sul lavoro che avrebbe potuto trasformarsi in una strage: ieri al Palaghiaccio di Ora, un paesino alle porte di Bolzano, è morto un operaio, e un altro è rimasto ferito, a causa dell'esplosione di una bombola di gas usata per alimentare l'impianto di raffreddamento. Nella pista di pattinaggio del Palaghiaccio, per fortuna a distanza dal luogo dell'esplosione, erano presenti due classi (una liceale e i bambini di una materna) per i loro quotidiani allenamenti di educazione fisica: i fumi dello scoppio li hanno in parte investiti, cosicché una ventina di loro, per precauzione, sono stati portati al pronto soccorso. Per fortuna se la sono cavata con un grande spavento e sono stati dimessi dall'ospedale poco dopo il loro ricovero.
Purtroppo, però, non è stato altrettanto «fortunato» l'operaio decedutom, Franz Baumgartner, di 56 anni. La disgrazia è avvenuta alle 10.30. L'impianto sportivo a quell'ora era affollato di bimbi dell'asilo e di allievi della media superiore. Come avviene periodicamente è entrato nel piazzale davanti alla pista un furgone con le bombole piene di ammoniaca, il gas che alimenta il circolo di refrigerazione. Il guidatore, Baumgartner, addetto di una ditta specializzata, era appena sceso dal veicolo quando una delle bombole è scoppiata. L'uomo è morto all'istante orrendamente sfigurato dall'esplosione, con i frantumi della bombola e con le lamiere del furgone scaraventati a una quarantina di metri di distanza. «Con tutta evidenza, al momento dello scoppio della bombola c'è stata anche un'invasione di angeli custodi», ha detto Walther Depaoli, il responsabile dei pompieri che ha coordinato le operazioni di soccorso. La bombola esplosa, infatti, era stoccata nel furgone assieme ad altre otto, di cui quattro erano piene di gas. Fortunatamente le valvole hanno resistito e così è stata evitata un'esplosione a catena, con i conseguenti proiettili di metallo che avrebbero potuto raggiungere i ragazzini che sciamavano nell'impianto.
Al momento sulle cause non c'è alcuna certezza: gli investigatori ipotizzano che possa essere stata determinata da un difetto della bombola esplosa, ma dalle prime indagini non si è saputo con certeza se l'azienda altoatesina dove i contenitori sono stati caricati di gas fosse in regola con le prescrizioni di legge. I carabinieri sono stati incaricati di svolgere indagini anche nella fabbrica delle bombole.
A Venezia intanto proseguono le indagini dello Spisal per la morte di due operai nella stiva della World Trader, nave panamense carica di soia, in seguito all'incidente avvenuto venerdì scorso durante le fasi di scarico al porto di Marghera. Oggi il pm Gianni Pipeschi affiderà gli incarichi ai periti per l'autopsia sui corpi di Paolo Ferrara e Denis Zanon. I vertici del Centro intermodale adriatico (Cia) di Marghera si dicono «pronti a fornire la massima collaborazione al titolare dell'inchiesta pur di fare chiarezza sull'incidente».
Ma ieri si è verificato purtroppo un altro incidente a Marghera, per fortuna non mortale. Un operaio è finito in un canale con una macchina spazzatrice industriale, non riportando ferite gravi. L'operaio, che stava lavorando al Terminal intermodale Venezia (Tiv), stava ripulendo una banchina da residui di operazioni di scarico da una nave. Immediatamente è stato proclamato uno sciopero da parte delle maestranze del terminal.
E da Nord a Sud, quella di ieri è stata un'altra giornata di morti e feriti. Un agricoltore di 40 anni è morto in provincia di Spoleto, travolto dal trattore che stava guidando. Nel piacentino, alla Sterilton di Casaliggio, un operaio di 29 anni, Carlo Antonuccio, è stato ricoverato e si trova ora in prognosi riservata dopo essere precipitato da un'altezza di otto metri, durante lavori di manutenzione dello stabilimento conserviero. Infine nel vicentino, un operaio di 25 anni, Massimo Tonin, è stato attraversato da una scarica elettrica di 20 mila volt durante lavori di manutenzione di uno stabilimento: ha riportato ustioni di secondo e terzo grado.

mercoledì 23 gennaio 2008

LA FAME


Unicef: 26 mila bambini morti al giorno.

SICILIAINFOMAZIONI


Mentre una piccola parte del mondo vive nel lusso e nel benessere, milioni di bambini continuano a morire per fame, per malattie infettive, per cattive condizioni igieniche. Ma chi sono e, soprattutto, quanti sono?


Sono 26 mila, hanno meno di cinque anni, l'80% nell'Africa sub-sahariana e nell'Asia meridionale. Ogni giorno soccombono per cause ambientali e sociali facilmente prevenibili; cause di mortalità scomparse nei paesi occidentali.

A denunciare la drammatica realtà é l'Unicef, che ieri ha presentato il rapporto sulla condizione dell'infanzia nel mondo, dedicato al diritto alla salute ("Nascere e crescere sani"). Per la prima volta nel 2006 - ribadisce l'Agenzia dell'Onu per l'Infanzia - le morti dei bambini sono scese sotto i 10 milioni (erano 20 milioni nel 1960). Tuttavia, sono ancora tanti i decessi dei più piccoli, 9,7 milioni. Nel 2006, il tasso globale di mortalità infantile sotto i cinque anni era di 72 morti ogni mille nati vivi, il 23% in meno rispetto al 1990.

Si muore per guerre, disastri naturali, Aids, miseria e scarse strutture medico sanitarie. Alcuni paesi in via di sviluppo come Cuba (7 morti ogni mille nati vivi), Sri Lanka (13) e Siria (14) hanno ottenuto i massimi risultati nella riduzione della mortalità infantile. Al contrario, Sierra Leone (270), Angola (260) ed Afghanistan (257) continuano ad avere i tassi più alti al mondo. All'ultimo ed ambito posto della classifica per tasso di mortalità infantile ci sono la Svezia e Singapore (189/o posto). Anche l'Italia si colloca in fondo, è al 175/o posto.

La mortalità infantile risente delle condizioni di vita delle madri: mezzo milione di donne muore ogni anno per motivi legati al parto o alla gravidanza. Nei paesi in via di sviluppo un quarto delle donne incinte non riceve nemmeno una visita medica prima del parto. Le bambine sotto i 15 anni hanno 5 volte più probabilità di morire per parto rispetto alle ventenni. I paesi dove è più alta la mortalità materna è il Niger (una probabilità su 7 di morire), Sierra Leone ed Afghanistan (una su 8); i più bassi Argentina (una su 530), Tunisia (una su 500), la Giordania (una su 450). Nell'Africa sub-sahariana assicurare l'assistenza sanitaria alle madri per il 90% vuol dire riuscire a salvare 800 mila bambini ogni anno.

Quali le principali cause di morte? Le complicazioni neonatali (36%), la polmonite (19%), la diarrea (17%), la malaria (8%), il morbillo (4%), l'Aids (3%). Di diarrea, ad esempio, muoiono circa 2 milioni di bambini l'anno. La malnutrizione, poi, è il principale fattore della metà delle morti di bambini.

Si stima che fra due anni, quasi 16 mln di loro saranno orfani per colpa dell' Aids. 2,3 milioni di bambini sotto i 15 anni vivono con l'Hiv. Nel 2006, ci sono stati 530 mila nuovi contagi, per lo più trasmesso da madre a figlio. Entro il 2010, soltanto nell'Africa sub-sahariana saranno 15,7 milioni i bambini rimasti orfani a causa dell'Aids.

Anche la mancanza di acqua potabile fa strage di piccoli: almeno 1,5 mln l'anno.

Il numero è terrificante, ma reale.


La mancanza di acqua potabile e servizi igienico-sanitari adeguati sono, infatti, all'origine dell'88% dei decessi dovuti a malattie diarroiche, ossia a oltre 1,5 milione di morti l'anno. Se solo si migliorasse l'accesso ai servizi, la morbilità associata alla diarrea si ridurrebbe di un terzo.


E' mai possibile che non si riesca a fermare questa mattanza?
I conflitti, poi, non producono altro che morte. Solo morte. Hanno ricadute tremende nella qualità della vita delle persone, bambini compresi. Attualmente, però, sono oltre 40 i paesi, il 90% dei quali a basso reddito, ad esserne coinvolti.


Intanto, l'Unicef sollecita alleanze comunitarie per combattere le morti dei bambini e ribadisce l'obiettivo prefissato entro il 2015 che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile ricorrendo a politiche mirate, in particolare, contro le infezioni e per l'assistenza al parto. I costi - precisa - non sono altissimi. Si stima, ad esempio, che nell'Africa sub-sahariana l'applicazione di un 'pacchetto-minimo' di interventi essenziali, in grado di ridurre la mortalità infantile di oltre il 30% e la mortalità materna di oltre il 15% potrebbe avere un costo aggiuntivo, rispetto ai programmi attuali, di 2-3 dollari procapite.
Un costo modesto, dunque, per milioni di vite che hanno un prezzo

martedì 22 gennaio 2008

Dal MANIFESTO

Un operaio muore alla Lam di Rimini
Le reazioni La protesta davanti all'azienda ma la produzione non si ferma
Matteo Marini

Va tutto bene, così dovrebbe sembrare. Almeno per i lavoratori della Lam di San Giovanni in Marignano, provincia di Rimini. Massimiliano Guazzolini è morto tre giorni fa, schiacciato da una macchina per la punzonatura di fogli di alluminio. Ma troppo clamore sulla faccenda è negativo secondo gli operai di un'azienda in cui, tutto sommato, non si lavora male. «Ancora non si capisce come sia potuto accadere - spiega Massimo Bellini della Fiom - visto che la macchina è dotata di una gabbia con cancelletto di sicurezza e di fotocellule». La ricostruzione spetterà alla magistratura, che ha aperto un'inchiesta e dovrà spiegare come sia possibile che un macchinario, a norma per i requisiti europei, sia entrato in funzione mentre un operaio lo stava controllando dall'interno. Qualcosa sarà forse chiarito dall'autopsia prevista per oggi.
Ma da chiarire c'è parecchio. Perché, per esempio, quando è morto Massimiliano era solo? «E' stato trovato alle 19,50 - continua Bellini - e l'ultima volta era stato visto alle 19,10 circa: 40 minuti, l'incidente potrebbe essere avvenuto alle 19,11 come alle 19,49. Inoltre c'è grande distanza tra i vari macchinari, se c'è qualcuno in difficoltà nessuno ha modo di vederlo». La Lam produce porte e finestre in metallo. Un'azienda difficile dal punto di vista sindacale, secondo la Fiom stessa. Massimiliano era, da poco, delegato Fiom-Cgil ma l'azienda conta appena 5 iscritti su circa 40 operai: e si vede. La contrattazione è fatta sempre senza consultare le organizzazioni dei lavoratori. Il giorno dopo la morte di Massimiliano gli operai hanno manifestato per 2 ore e mezza davanti alla fabbrica, ma la produzione non si è quasi mai fermata. Troppa pubblicità negativa sui giornali per la Lam, hanno lamentato i lavoratori, perché lì si sta bene. «E' un ambiente di lavoro nuovo e pulito», ammette anche il responsabile Fiom. Ma lì è morto Massimiliano, e anche con tutta la buona volontà, si fa fatica a dire che è tutto a posto.

lunedì 21 gennaio 2008

L'argilla

Dal sito rainews24


Incidente sul lavoro questa mattina in una ditta di ceramiche a Castel Bolognese, in provincia di Ravenna.

Un uomo, Roberto Imperiale, e' morto, secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco, sommerso dall'argilla in un silos in cui stava lavorando. L'uomo, che si trovava assieme ad un'altra persona, stava facendo manutenzione del silos. L'altra persona che era con lui e' invece riuscita a mettersi in salvo.
La vittima, un operaio di 37 anni, era residente a Marradi (Firenze) ma era nato a Forli'. L'incidente e' avvenuto attorno alle 9.30. La dinamica esatta e' ancora al vaglio di carabinieri e personale della Medicina del Lavoro, ma l'uomo e' probabilmente morto per un'asfissia provocata dalle polveri fini per prodotto ceramico contenute nel silos. Il corpo e' stato estratto dai vigili del fuoco, arrivati nella sede delle ditta, la Cerdomus Ceramiche spa di via Emilia Ponente 1000.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Faenza (Ravenna), il giovane e' precipitato in un silos di stoccaggio di prodotti per la lavorazione della
ceramica mentre ne stava pulendo l'imboccatura da alcuni materiali terrosi che l'avevano incrostato.

Dopo un volo di circa cinque metri, l'operaio si e' ritrovato sul fondo del cono del silos. A dare l'allarme e' stato un secondo operaio che si trovava nei pressi della struttura. Attorno alle 9 la prima richiesta di aiuto e' arrivata ai vigili del fuoco di Faenza. Sono poi intervenuti anche i carabinieri, il 118, la medicina del lavoro e una squadra di vigili del fuoco da Ravenna. Il corpo del giovane, ormai senza vita, e' stato recuperato da alcuni pompieri del nucleo Saf (spelo-alpino-fluviale) che si sono calati nel silos e l'hanno imbracato.

Per i soccorritori il ragazzo e' morto asfissiato in pochi minuti, ma solo l'autopsia potra' chiarire ogni dubbio. In mattinata un secondo operaio e' stato portato via in ambulanza, per lo shock provocato dall'incidente. A Faenza nel pomeriggio si sono svolti nella caserma dei carabinieri i primi interrogatori dei testimoni. In 35 anni di lavoro - hanno spiegato i responsabili dell'azienda - non si era mai verificato un incidente di questa gravita'.

venerdì 18 gennaio 2008

L'aritmetica dei morti sul lavoro

ThyssenKrupp «disconosce» il suo memorandum segreto. Intanto si scoprono i suoi maneggi per «ricaricare» gli estintori, dopo la strage.

Dal Manifesto.it

Ogni giorno succede una mezza Thyssen. Non è cinismo, è l'aritmetica dei morti sul lavoro. Che ieri sono stati tre, a cui si aggiungono due feriti gravi.
In una fonderia di Castelgomberto (Vicenza) è morto Philemon Kuoda, 21 anni, originario del Burkina Faso. Stava togliendo residui di lavorazione da un nastro trasportatore. Un ingranaggio gli ha incastrato un braccio e i compagni di lavoro non sono riusciti a liberarlo.
Aveva 41 anni e due figli Massimiliano Guazzolini, operaio in un'azienda di san Giovanni in Marignano (Rimini) che produce porte e finestre in metallo. E' stato schiacciato tra un carello elevatore e il bancone della macchina punzonatrice delle lamiere.
Giuseppe Caraccolo, 74 anni e quindi abbondantemente in pensione, è stato travolto da un escavatore in un cantiere minerario a Ragusa. Era un ex dipedente della ditta proprietaria del cantiere. Arrotondava, probabilmente in nero, l'assegno della pensione.
I due feriti gravi sono un operaio diciottenne, trafitto da un tondino in un cantiere in Alto Adige, e un lavoratore albanese che ha avuto una mano stritolata da un rullo nel cantiere dell'Alta velocità di Bologna.
Ieri a Roma una delegazione della ThyssenKrupp ha incontrato il ministro del lavoro Cesare Damiano. In quella sede i vertici tedeschi della multinazionale hanno «preso le distanze nel modo più fermo (sic)» dall'ormai famoso memoradum segreto sequestrato dai magistrati torinesi ad alcuni dirigenti della Tk Italia. Il documento «non esprime la visione della ThyssenKrupp», ha detto Ralph Labonte, capo del personale della multinazionale. Labonte ha declassato le sette pagine a «un appunto redatto tra il 17 e il 19 dicembre». Prima, ha aggiunto, che il capo supremo della multinazionale Ekkerard Schultz venisse a Torino per partecupare ai funerali dei Rocco Marzo, il capoturno, il più anziano tra le sette vittime della strage. La precisazione della data tende a non far passare herr Schultz come uno dalla doppia faccia, che si costerna di fronte al sindaco Chiamparino e intanto organizza in segreto la disinformazione per addossare agli operaio morti la colpa dell'incendio. Prendendola per buona, risulta la possiamo considerare dei doppiogiochisti tutti i dirigenti della ThyssenKrupp che, accompagnati dall'ambasciatore tedesco, erano in Duomo al primo dei funerali, quello con quattro bare.
ThyssenKrupp, ha assicurato Labonte, sosterrà economicamente le famiglie delle 7 vittime e si impegna a trovare un nuovo posto di lavoro per i 150 operai della acciaieria di Corso Regina Margherita.
Il dirigente si è dichiarato «sorpreso» nel leggere quanto scritto su la Stampa di ieri. L'articolo sviluppa un episodio in parte già noto. Subito dopo l'incendio, gli operai roconobbero e bloccarono all'ingresso dello stabilimento il furgoncino della ditta che provvedeva a caricare gli estintori. Il giorno successivo quel furgoncino tornò il tecnico ricaricò gli estintori nei reparti non ancora messi sotto seqestro (tutti, sembra di capire, eccetto la linea 5 andata a fuoco). L'ha detto il tecnico ai magistrati che , a questo punto, sanno anche il nome del «mandante», un dirigente torinese della Tk. Magari quello che ha sostenuto in un'intervista che «toccava» agli operai ricaricare gli estintori.

"Manutentore di spazi verdi"

Minori a rischio. Un protocollo d'intesa tra l'assessorato al lavoro e il comune di Agrigento.

Dal sito Sicilia Informazioni

Un protocollo d’intesa per favorire il reinserimento sociale e lavorativo dei minori agrigentini a rischio devianza. E’ stato firmato nei giorni scorsi ad Agrigento tra l’amministrazione comunale, il dipartimento regionale della Formazione Professionale e l’”IRF Padre Clemente Onlus”.
Grazie al progetto Icaro - finanziato dal Dipartimento della Formazione Professionale con i fondi del POR 2000-2006 - ad Agrigento è stato avviato un corso per i minori a rischio di devianza collocati, con provvedimento dell’autorità giudiziaria, nelle comunità della “Società Cooperativa Casa Amica Onlus”. A curare il corso di formazione, l’ “IRF Padre Clemente Onlus”.
“Si tratta di un corso per acquisire le abilità della professione di ‘manutentore di spazi verdi - spiega Alessandra Russo, dirigente generale del dipartimento Formazione Professionale - . Grazie a questo protocollo i minori a rischio devianza frequenteranno il corso di formazione della durata di 506 ore e contestualmente apprenderanno dal vivo i segreti del lavoro. Gli interventi saranno attuati sotto la direzione tecnica del Comune di Agrigento che - aggiunge - metterà a disposizione i propri manutentori del verde per gli insegnamenti pratici”.
Secondo il documento, firmato ad Agrigento nei giorni scorsi, il Comune inoltre si impegna a mettere a disposizione un’area verde da risanare all’interno della città, uno spazio aperto quindi, dove gli stagisti potranno acquisire e sperimentare “dal vivo” le competenze e le abilità necessarie alla professione di “manutentore di spazi verdi”.

giovedì 17 gennaio 2008

Partiti

Al via i corsi di Formazione On-line sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, per Datore di Lavoro e RLS.
a tutti i corsisti auguro un buon lavoro.

3+1

Tre morti e un ferito sul luogo di lavoro
dal sito rainews24
Operaio
Operaio

Incidente mortale sul lavoro ieri sera intorno alle 20 all'interno della Lam di San Giovanni in Marignano, nel Riminese, azienda produttrice di porte e finestre in metallo. E'morto un operaio di 41 anni di Morciano, Massimiliano Guazzolini, sposato e con due figli.

Dai primi accertamenti sembra che l'uomo sia finito tra un carrello trasportatore e il bancone di una macchina punzonatrice per la lavorazione delle lamiere, e sia rimasto schiacciato a livello della cassa toracica.

Ragusa
Giuseppe Corallo, 74 anni, e' morto all'interno di una cava a Ragusa mentre un escavatore stava eseguendo dei lavori; forse il mezzo ha spostato alcuni massi che sono caduti sull'uomo. Indagini sono in corso per accertare se la vittima, considerato l'eta', fosse un dipendente della societa' o si trovasse all'interno della cava per altri motivi.

Schio
E' originario del Burkina Faso l'operaio morto stamane in una fonderia a Castelgombeto. Si tratta di Philemon Kouda, 21 anni, da tempo residente a Schio (Vicenza). Il giovane, secondo quanto si e' appreso, aveva il compito stamane di pulire il nastro trasportatore di uno dei macchinari dell'azienda dai residui della lavorazione ma, per cause in corso di accertamento, e' rimasto incastrato con un braccio agli ingranaggi. L'operaio, trascinato dall'ingranaggio, avrebbe anche sbattuto violentemente contro un fianco della macchina riportando un forte trauma toracico.

Alto Adige
Un operaio e' rimasto ferito in un incidente sul lavoro avvenuto a Vezzano, nei pressi di Silandro. Secondo quanto si e' saputo dai Carabinieri, l'uomo e' caduto in un cantiere edile riportando serie lesioni.

mercoledì 16 gennaio 2008

Soltanto 15.000 volt

Incidenti sul lavoro, un operaio folgorato nel fiorentino. Un ferito grave a Ragusa
dal sito rainews24
In corso le indagini dei carabinieri
In corso le indagini dei carabinieri

Un operaio è morto folgorato stamani a Calenzano (Firenze), in via degli Olmi, mentre stava lavorando all'esterno di un capannone industriale in costruzione. Secondo una prima ricostruzione l'uomo era sul cestello di una macchina operatrice per lavori aerei, quando avrebbe urtato, per cause in corso d'accertamento, i cavi di una linea elettrica da 15 mila volt.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che insieme al personale sanitario inviato dal 118 hanno cercato di rianimare l'operaio. Accertamenti sulla dinamica dell'incidente sono in corso da parte dei carabinieri e dei tecnici della Asl di Firenze.

Un ferito grave a Ragusa
Un altro operaio edile di 36 anni, O.F., è invece stato ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale Maggiore di Modica (Ragusa), dopo un infortunio sul lavoro avvenuto intorno alle 11 in un cantiere edile di contrada Rizza-Gisana. Secondo quanto dichiara to dal datore di lavoro l'uomo sarebbe caduto da un'impalcatura. E' stato soccorso e trasportato in ospedale dove i medici gli hanno disagnosticato trauma cranico e frattura alla regione occipitale.

martedì 15 gennaio 2008

Minacciando dimissioni

Caltanissetta. Infortuni sul lavoro. Gli Ispettori minacciano dimissioni.

Dal sito SICILIAINFORMAZIONI

Mentre sul panorama nazionale si fa sempre più incalzante l’esigenza di trovare una rapida soluzione per arginare l’impennata del fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle “morti bianche,” e per debellare il lavoro sommerso, la situazione, in Sicilia, rischia la paralisi.

Nonostante il Presidente della Repubblica Napolitano, il Presidente del Consiglio Prodi e il Ministro del Lavoro Damiano abbiano più volte auspicato la valorizzazione della figura degli Ispettori del Lavoro tramite l’attribuzione a costoro di maggiori poteri e mezzi, in realtà, nella nostra regione, i segnali sembrano andare verso tutt’altra direzione.

I Funzionari Direttivi in possesso delle mansioni ispettive, in servizio presso l’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Caltanissetta, l’8 gennaio scorso, hanno deciso, alla fine di un’assemblea interna, di rinunciare alle mansioni ispettive loro attribuite ai sensi dell’art. 8, co.1 della L.628/1961 in aggiunta alle funzioni di base, e di riconsegnare al Capo Servizio dott. Antonino Napoli le proprie tessere di riconoscimento.

Questo sembrerebbe l’epilogo di una vicenda iniziata nell’ottobre 2007, quando gli stessi Ispettori, in considerazione delle precarie condizioni in cui versano nell’espletamento delle loro funzioni, avanzano delle richieste, comunicandole con una circolare al Presidente della Regione Cuffaro, all’Assessore Regionale del Lavoro, al Direttore Generale del Dipartimento del Lavoro, nonché all’intero personale ispettivo degli Ispettorati Provinciali del Lavoro di tutta la Sicilia.

Tra le rivendicazioni degli Ispettori del Lavoro di Caltanissetta troviamo la richiesta del riconoscimento giuridico della qualifica di ispettore del lavoro, un’indennità di vigilanza adeguata, la stipula di un’apposita polizza assicurativa ai fini della responsabilità patrimoniale connessa allo svolgimento delle funzioni ispettive, un leasing agevolato per l’acquisto dell’autovettura da usare per l’espletamento di compiti d’istituto, la fornitura degli apparecchi informatici e telefonici necessari per l’espletamento dell’ attività esterna, nonché convenzioni particolari con case editrici per l’acquisto o l’abbonamento di riviste o pubblicazioni inerenti la normativa del lavoro in continuo aggiornamento.

La motivazione di tali pretese, si legge nella circolare, risiede nel fatto che «gli Ispettori del lavoro, nel servizio cui sono destinati, e secondo le attribuzioni a loro conferite dalle singole leggi e dai regolamenti, sono Ufficiali di polizia Giudiziaria. Gli stessi, nell’esercizio delle proprie funzioni, sono soggetti ad innumerevoli rischi di natura economica, in quanto effettuano la propria attività ispettiva esterna anticipando il denaro necessario per gli spostamenti a loro demandati e per le eventuali spese accessorie, con un notevole aggravio sul reddito mensile, considerato che i rimborsi vengono corrisposti solo a consuntivo dopo la presentazione dei giustificativi di spesa».

Continua la circolare: «gli Ispettori del lavoro sono esposti in prima linea a grossi rischi, mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica, considerate le eventuali smodate e talora violente reazioni dei soggetti sottoposti a controllo, conseguenti all’inasprimento delle sanzioni da applicare per le violazioni delle norme in materia di lavoro. Agli Ispettori del lavoro non viene corrisposta alcuna indennità di vigilanza, né di disagio, né di reperibilità. Inoltre, gli Ispettori del lavoro, nell’ambito del servizio di vigilanza esterna, sono costretti a mettere a disposizione la propria autovettura, non potendo altrimenti svolgere attività di vigilanza in provincia, presso contrade e siti non serviti dai mezzi pubblici di linea (…). L’usura dell’autovettura non viene adeguatamente coperta, in quanto, in atto, viene solo corrisposto un quinto del costo della benzina, senza considerare l’ammortamento del costo dell’autovettura e le spese di manutenzione».
Ai loro colleghi nisseni, immediatamente dopo, si sono affiancati a poco a poco tutti gli Ispettori siciliani, con esclusione dei funzionari dell’Ispettorato Provinciale del Lavoro di Catania.

Con la trasmissione, nell’ottobre scorso, di questa circolare, gli Ispettori del Lavoro di Caltanissetta comunicavano la loro intenzione, nel caso di mancato accoglimento delle loro rivendicazioni, di rinunciare, con decorrenza da gennaio 2008, alla funzione ispettiva e di riconsegnare i tesserini.
E purtroppo così è stato. Infatti le istituzioni sembrano avere, per il momento, glissato il problema, non facendo giungere alcuna risposta in merito.
Nel frattempo gli Ispettori del Lavoro di Caltanissetta, che allo stato attuale si trovano a dover operare in condizioni alquanto proibitive, dalle parole sono passati ai fatti, decidendo in maggioranza di riconsegnare immediatamente i tesserini e di dismettersi dalle loro funzioni sine die, in attesa di provvedimenti concreti da parte degli organi competenti dell’Amministrazione Regionale.
La vicenda si prospetta complicata, poiché la rinunzia alle funzioni ispettive potrebbe configurarsi come inadempimento di un servizio pubblico e quindi dar luogo a sanzioni pecuniarie per gli ispettori. Ma intanto la lotta continua, in attesa dell’approvazione della legge finanziaria regionale che potrebbe dare delle risposte.

lunedì 14 gennaio 2008

Treviso, famiglia intossicata dal monossido di carbonio

Un'intera famiglia composta da quattro persone ha rischiato di morire soffocata dal monossido di carbonio nella tarda serata di ieri a Chiarano (Treviso).

Solo il tempestivo intervento dei vigili del fuoco di Treviso, allertati da dei vicini, ha evitato la tragedia. Le esalazioni velenose si sono propagate dal bagno dell'abitazione dei quattro a causa del malfunzionamento della caldaia. La piu' piccola del gruppo, una bambina, e' stata sottoposta alle terapie della camere iperbarica di Marghera (Venezia).

Cina, incidenti nelle miniere: almeno 11 morti

Da sito rainews24
Sono quasi 4mila le vittime nel 2007
Sono quasi 4mila le vittime nel 2007

Ancora strage di minatori in Cina: sono almeno sei i morti in seguito ad un incendio divampato ieri in una miniera di carbone nella Cina orientale, mentre altri cinque corpi senza vita sono stati recuperati dopo l'allagamento di un canale in un'altra miniera nella provincia sudorientale dello Sichuan.

Sono solo le ultime vittime, in ordine di tempo, nel settore mineriario cinese dove la scarsa sicurezza sul lavoro e' una piaga che continua ad affliggere la Cina.

Di recente il governo ha reso noti i dati ufficiali per il 2007 secondo i quali nell'anno scorso il numero di incidenti in miniera si e' ridotto di un quinto, ma il numero di morti rimane alto: 3,786. Una cifra considerata comunque confortante rispetto a quelle registrate in precedenza: nel 2005 le vittime erano state circa 6000, stando a quanto riferisce l'agenzia di stampa cinese Xinhua.

L'ultimo incidente risale a ieri, in una miniera di carbone nella provincia orientale dello Jiangxi dove probabilmente un corto circuito ha provocato un incendio che ha sprigionato di conseguenza gas tossici. Non hanno avuto scampo i lavoratori a cento metri di profondita'. Di sei di loro sono stati recuperati i corpi senza vita, mentre si cerca ancora un disperso ma le speranze di trovarlo vivo sono poche.

ThyssenKrupp, rapporto dei manager dopo il rogo: ''Gli operai fanno gli eroi in tv''

Dal sito rainews24

Anticipazioni su un'analisi riservata interna della ThyssenKrupp vengono pubblicate oggi dal Corriere della Sera. Il documento - spiega il quotidiano - e' stato sequestrato giovedi' scorso a Terni nel corso delle perquisizioni sia in fabbrica che nelle case private dei tre massimi dirigenti italiani del gruppo gia' iscritti per omicidio e disastro colposo nel registro degli indagati.

Si tratta di analisi sulla situazione politica italiana, sulle reazioni sindacali e sociali e sull'atteggiamento dei media. Nella nota si parla della storia di Torino, dove esiste, secondo la ThyssenKrupp, ''una lunga tradizione sindacale di stampo comunista''. In altri passaggi ci si sofferma sugli ''anni di piombo'' della realta' torinese.

Poi, il documento esamina i 20 giorni successivi alla tragedia, costata la vita a 7 operai. I compagni delle vittime, dice la nota, ''passano di televisione in televisione'' e vengono rappresentati ''come degli eroi''. Cosa che rende inopportuni interventi disciplinari nei confronti dei testimoni, che non si esclude tuttavia di attuare in futuro. Infine, una considerazione politica: secono i manager dell'azienda, Prodi, che attraverserebbe un momento di ''crisi'', puo' trarre vantaggio dai fari puntati sul rogo di Torino, che distraggono l'attenzione dai problemi di politica interna.

Le reazioni
"Dopo il danno, la beffa. Nessuno di noi va di in tv, come loro asseriscono, per cercare di diventare un divo". Cosi' Antonio Boccuzzi operaio della ThyssenKrupp ospite questa mattina di 'Omnibus' su LA7, commenta le indiscrezioni trapelate su un rapporto interno dei manager dell'acciaieria sequestrato dai pm torinesi nello stabilimento di Terni. "Siamo qui solo per raccontare cosa non funziono' quella notte e cosa non funzionava in quel periodo. Credo che sia ancora una volta una totale mancanza di sensibilita' e di umanita' da parte dell'azienda. Non riesco a capire che tipo di provvedimenti possano prendere perche' nessuno ha raccontato cose non vere", ha concluso Boccuzzi.

E sullo stesso argomento Giorgio Cremaschi definisce la dirigenza della ThyssenKrupp "degli autentici mascalzoni" che mirano a intimidire gli operai. "Tra le righe - spiega - si intende che si preparano ad intimidire i lavoratori che dovranno testimoniare in tribunale".

"Se il documento sequestrato dalla magistratura a Terni e' vero e comunque non e' il frutto isolato di un funzionario che cerca di far quadrare cose che non quadrano, sarebbe un inquietante volta faccia dei vertici della Thyssen". Lo dice il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino a proposito del documento che sarebbe stato sequestrato dagli inquirenti e di cui parla il Corriere della Sera.

Il sindaco Chiamparino ritiene questo documento "non cosi' importante in quanto potrebbe anche trattarsi dell' opera di una persona singola e quindi di un fatto in qualche modo limitato", ma non nasconde comunque il suo disappunto: "Quando l'ad della Thyssen Italia Harald Espenhahn e altri suoi colleghi sono venuti da me hanno usato ben altre parole nei confronti della citta' e degli operai, bisogna capire ora se i pensieri contenuti in questa nota rappresentato il parere dell' azienda o di qualcuno in specifico. I riferimenti su Torino e sulla storia democratica e sociale, disegnata come una caricatura - conclude il sindaco - sono comunque ignoranti e strumentali, e quelli sui lavoratori della Tyssen di Torino gravissimi".

Piu' duro Giorgio Airaudo, segretario cittadino Fiom: "non sono stupito che le imprese facciano analisi politiche, neppure che le facciano riproponendo un'idea di comando che non hanno mai lasciato. Le imprese non sono mai state e non sono strutture democratiche e questo dovrebbe far pensare chi, come Veltroni, parla di lavoratori-imprenditori". Ma la cosa piu' grave, secondo Airaudo, e' quanto detto sui lavoratori della Tyssen di Torino: "sappiano - ha concluso - che questi lavoratori non saranno mai lasciati soli e che verranno difesi. E' gravissimo che l'azienda possa dire certe cose e pensare a vendette nei confronti dei suoi operai dopo averli esposti a rischi cosi' pesanti".

mercoledì 9 gennaio 2008

Due incidenti mortali sul lavoro, nel cuneese e nel varesotto

In soccorso i vigili del fuoco
In soccorso i vigili del fuoco

Riccardo Demichelis, 42 anni, ha perso la vita in un incidente sul lavoro avvenuto nella zona tra Caramagna Piemonte e Sommariva del Bosco, in provincia di Cuneo. L'uomo era alla guida di una macchina per movimento terra, su cui stava lavorando in un cantiere nei pressi dell'autostrada Torino-Savona, nei pressi dell'intersezione con la provinciale 29 tra Caramagna e Sommariva.

Il mezzo si è ribaltato ed è finito in un canale a lato della carreggiata, dove c'era acqua. Nonostante gli sforzi, i vigili del fuoco non sono ancora riusciti a rimuovere subito il mezzo e a estrarre il cadavere. Sul posto sono anche intervenuti i carabinieri della stazione di Racconigi e gli uomini del 118.


Un 71enne invece ha perso la vita dopo essere caduto da un silos a cinque metri dal suolo. Portato in gravissime condizioni all'ospedale di Circolo di Varese, Luigi Sguzza, residente a Venegono Superiore (Varese) è deceduto qualche ora dopo.

L'incidente è avvenuto attorno alle 10.30 alla ditta 'Axial', nella zona industriale di Vedano Olona (Varese), che si occupa di termoplastica. Stando alle prime informazioni, l'anziano uomo era assunto con un contratto a progetto. Sempre secondo le ricostruzioni fatte dai carabinieri di Malnate, il settantunenne sarebbe salito in cima a un silos per verificare se fosse il caso di saldare un 'turbo separatore'. Nella caduta ha riportato un forte trauma cerebrale e altre gravi fratture diffuse.

lunedì 7 gennaio 2008

L'ombra della legge

Sicurezza sul lavoro, una legge con qualche ombra

(il manifesto, 5 gennaio 2008)


Alberto Burgio*

Gianni Pagliarini**


Dolore, rabbia, sdegno. Con questi sentimenti abbiamo accompagnato i sette morti di Torino, vittime di una strage che narra la sorte toccata al lavoro operaio nel nostro Paese. Siamo stanchi di retorica, perciò scegliamo un'altra strada. Quella dell'analisi. Della documentazione, dell'informazione, della battaglia istituzionale. Del resto, non nutriamo illusioni armonicistiche. Gli interessi in gioco non dileguano per aver mimato il dovuto omaggio ai feretri. Restano in campo, forti come ieri. Sbaglia chi mena scandalo per le risentite reazioni padronali («non si può dire che le imprese non facciano la loro parte!»). Sbaglia chi si sorprende per certi proclami minimalisti di parte «democratica» («dopo il protocollo di luglio non servono nuove leggi per la sicurezza del lavoro»). Sbaglia, purtroppo, anche chi si stupisce per il convergere di qualche sindacato sulle posizioni della controparte. «Lavorare di più per guadagnare di più!», come se non avessimo alle spalle una lunga storia di riduzione dei livelli salariali a fronte di un boom dei redditi da capitale. «Ridurre il peso fiscale sul lavoro!», come se un minor gettito non si traducesse in ulteriori tagli alla spesa sociale, quindi in nuovi abbassamenti delle retribuzioni. A guardar bene i conti tornano. Ciascuno combatte dalla propria trincea in quella che - lo notiamo senza enfasi - somiglia molto a una guerra.

Analisi, dicevamo, e informazione. L'argomento all'ordine del giorno è il nuovo Testo unico sulla sicurezza del lavoro che il governo, d'intesa con le regioni, gli enti preposti e le parti sociali, sta mettendo a punto sulla base delle legge-delega votata dal parlamento nell'agosto scorso. Una prima bozza del decreto legislativo (destinato a sostituire la normativa vigente in materia di servizi di prevenzione e protezione, di prevenzione incendi e sorveglianza sanitaria, di consultazione, formazione e informazione dei lavoratori) è stata diffusa in questi giorni. Riteniamo utile discuterne, tanto più che non mancano seri motivi di allarme. A fronte di importanti novità, il nuovo testo presenta infatti norme a nostro giudizio sbagliate e pericolose. Non soltanto imprecise o mal scritte (e in taluni casi persino incostituzionali). Ma anche tali da configurare - contro il dettato della stessa legge-delega - un abbassamento dei livelli di protezione e una riduzione dei diritti dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Vediamo in rapida sequenza alcuni esempi cruciali.

In materia di interpello, la bozza di decreto prevede (art. 12) che il parere discrezionale della Commissione (cioè di un organo amministrativo) decida dell'applicabilità o meno della legge penale (contro quanto disposto dalla Costituzione agli artt. 25 e 101). In tema di attività ispettiva (art. 13) si solleva l'Ispettorato del lavoro dall'obbligo, oggi vigente, di informare preventivamente i servizi di prevenzione delle Asl. Ai fini della sospensione di un'attività imprenditoriale, il decreto aggiunge (art. 14) la condizione che la violazione della disciplina sui tempi di lavoro coinvolga almeno il 20% del personale occupato, dimenticando che la norma già prevede che si tratti di violazioni reiterate. E ancora. La bozza del governo rende meno frequenti rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente le visite obbligatorie del medico negli ambienti di lavoro (art. 24). Lascia indeterminate le caratteristiche strutturali e funzionali dei servizi di prevenzione interni (puntualmente definite nel d.lgs. 626/94) e addirittura contempla l'ipotesi che tali servizi vengano esternalizzati nelle strutture di ricovero e cura (art. 31), dimenticando che il rogo della camera iperbarica all'Istituto Galeazzi di Milano (11 morti) avvenne proprio per l'omessa valutazione dei rischi da parte di un responsabile esterno, ignaro delle caratteristiche di quell'impianto. Infine - ma un elenco dettagliato sarebbe ben più lungo - il decreto esime il datore di lavoro dall'obbligo di fornire al rappresentante per la sicurezza le informazioni in precedenza archiviate nel registro degli infortuni sul lavoro.

Che dire? A noi non interessa una polemica fine a se stessa. Lasciamo quindi sullo sfondo ogni considerazione sulle probabili cause di questi e altri seri difetti della bozza del governo. Ci preme soltanto che vi sia la disponibilità a discuterne e ad eliminarli dal testo definitivo. Chiudiamo con un'ultima considerazione. La vicenda del protocollo sul welfare ha rappresentato una gravissima violazione delle prerogative parlamentari. Non vorremmo che adesso - facendosi scudo della delega - il governo ripetesse l'errore di tirare diritto, estromettendo il parlamento dalla elaborazione dei decreti legislativi. Ciascuno rifletta sulle proprie responsabilità. La sicurezza dei lavoratori non è materia su cui si possano accettare compromessi. Non basta piangere i morti, si ha il dovere morale e politico di prevenire gli incidenti.

* deputato Prc-Se Commissione Lavoro

** deputato Pdci, Pres. Commissione Lavoro

News

Al via il Corso di Specializzazione per RSPP e ASPP - Modulo "B" Macrosettore Ateco 8 - rivolto alla Pubblica Amministrazione e Istruzione ( art. 8-bis D.lgs. 626/94 e art. 2 D.lgs. 195/03)

Sede del corso: Direzione Didattica Statale "Michele Amari"
Via G.F. Ingrassia, 33 - 90100 Palermo



Si svolgerà nelle seguenti date:

8 Gennaio 2008

16 Gennaio 2008

20 Gennaio 2008

sabato 5 gennaio 2008

Buon Epifania


Dal Quotidiano Siciliano .it

La "Festa Multietnica dell'Epifania" del 2008



Palermo - Quest'anno saranno più di 500 i figli di immigrati e di indigenti che potranno partecipare alla Festa Multietnica dell'Epifania organizzata dall'Associazione "Gruppo di preghiera Maria Immacolata" presso la "Cittadella dell'Immacolata" di Casteldaccia, grazie ai contributi concessi da importanti istituzioni. Il Presidente del Consiglio comunale di Palermo, Alberto Campagna, ha donato 100 giocattoli e il comandante del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, col. T. St. Guido Mario Geremia, su sollecitazione del finanziere Enzo Miccoli, volontario dell'Associazione, ha concesso gratuitamente 5 pullman con i quali sarà possibile trasportare molti bambini da Palermo a Casteldaccia. Circa 150 bambini ospiti delle suore di Madre Teresa di Calcutta, delle suore Comboniane e del Centro Santa Chiara, e circa 300 bambini dei rioni Albergheria e Ballarò e della provincia (trasportati su mezzi dei volontari), potranno socializzare - ed è la novità del 2008 - con i figli degli uomini della Guardia di Finanza e dei volontari dell'Associazione. Per tutti tanti regali della Befana, pasti e dolciumi, grazie alla generosità delle istituzioni: il "Comitato di solidarietà Fiamme Gialle" del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha donato 750 euro, i sindaci di Trabia, Salvatore Piazza, e di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto, e le rispettive Giunte hanno deliberato contributi finanziari a sostegno della grande festa; il Presidente dell'Associazione nazionale volontari "Polizia Costiera Ausiliaria", Giovanni Arcuri, ha messo a disposizione dieci volontari per aiutare l'organizzazione nell'assistenza a così tanti bambini. Alla festa che si svolgerà domenica 6 gennaio, dalle 15,30 alle 20, parteciperanno professionisti e volontari che presteranno la loro opera gratuitamente intrattenendo i piccoli ospiti con scenette, canzoni e sketch (prestigiatori, clowns, l'artista "Gigi e la maestra", ed altri ancora). Ci sarà anche il tanto atteso "Bingo della Befana", che distribuirà tanti regali. Alle 17,30 ci sarà la distribuzione di una sostanziosa merenda, composta da più portate e da bibite, dolci e pandoro. La serata terminerà con la distribuzione a tutti i piccoli ospiti del ricco "pacco dono", che oltre al regalo in relazione all'età, comprenderà anche un piccolo panettone, dolci e cioccolati.
Come raggiungere la "Cittadella dell'Immacolata"
Autostrada A/19 Palermo-Catania, uscita per Casteldaccia.
Imboccare la bretella per la SS 113 fino al bivio della "Casetta bianca". Girare a destra e seguire la SS 113 diritto in direzione di Altavilla per circa 1,5 Km. Superando i campi sportivi che si trovano sulla destra, subito prima del Ponte di S. Giovanni, all'altezza dell'omonima Statua, imboccare la stretta traversa sulla destra, che conduce in contrada Cavallaro alla "Cittadella dell'Immacolata".
segue

L'associazione "Gruppo di preghiera Maria Immacolata"

Dal 1975 il missionario laico Pino Lo Giudice opera a Palermo, senza clamori, a servizio dei bisognosi e dei deboli, prima nella borgata di Passo di Rigano, poi estendendo l'attività alle chiese di S. Nicolò all'Albergheria e di Casa Professa con i Pp. Gesuiti, alla parrocchia S. Curato d'Ars e a quella di Casteldaccia. Povero fra i poveri, Lo Giudice e i suoi volontari prestano assistenza ai sofferenti nel corpo e nello spirito, agli orfani e agli anziani abbandonati, alle famiglie indigenti dei carcerati, agli immigrati.
L'intera attività da circa 40 anni si sostiene grazie a professionisti che prestano volontariamente la propria opera e alla generosità dei fedeli e degli associati. Dall'attività del tutto spontanea e volontaristica, svolta seguendo le indicazioni pastorali dei Cardinali Salvatore Pappalardo e Salvatore De Giorgi, nasce nel 1993 l'Associazione "Gruppo di preghiera Maria Immacolata" che aderisce alla Consulta diocesana delle Congregazioni laicali di ispirazione cristiana, fondando a Casteldaccia la "Cittadella dell'Immacolata", perno delle attività di assistenza alle quali partecipano ormai decine di migliaia di fedeli sparsi in Europa, Stati Uniti e Australia.
Il sogno di Lo Giudice è quello di realizzare in questa oasi mariana un centro di accoglienza per orfani e anziani abbandonati, due categorie alle quali egli è particolarmente legato per via delle sofferenze incontrate nella sua travagliata vita di conversione condotta sotto l'assistenza spirituale di figure quali fra' Cristoforo e fra' Bernardo dei Frati minori rinnovati, i gesuiti p. Giuseppe Florio e p. Angelo La Rosa, i Vicari arcivescovili mons. Carlo Di Vita e mons. Lo Monte, i sacerdoti p. Parisi e p. Ferrante.
E infatti, le due principali iniziative organizzate stabilmente dall'Associazione durante l'anno sono la Festa Multietnica dell'Epifania per offrire gioia e regali a centinaia di bimbi svantaggiati di Palermo e provincia, e la Festa di S. Giuseppe in cui ogni 19 marzo centinaia di anziani trascorrono una lieta giornata fra canti, balli, pranzi e socializzazione.
L'Associazione "Gruppo di preghiera Maria Immacolata", inoltre, si riunisce più volte nel corso della settimana per la "preghiera collettiva di liberazione" e le celebrazioni eucaristiche presso la Cittadella dell'Immacolata e la Chiesa di Casa Professa, e mensilmente presso la parrocchia di Casteldaccia.

giovedì 3 gennaio 2008

Incidente sul lavoro a Potenza, muore un 57enne. Grave un operaio a Udine


Dal sito Rainews24




Luigi Varallo, 57 anni, originario di Brienza, è morto stamani a Tito, in provincia di Potenza, in seguito alle ferite riportate in un incidente sul lavoro avvenuto in un centro di rottamazione di autoveicoli. L'uomo è stato colpito alla testa dalla sponda di un cassonetto dove erano accumulati alcuni rottami. Varallo ha riportato un grave trauma cranico: sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma al loro arrivo era già morto. Le cause dell’incidente sono in fase di accertamento da parte dei carabinieri.

Ieri un operaio è rimasto gravemente ferito a Udine
Un operaio, Paolo Berra, 38 anni, di Ossona, località del milanese, è rimasto gravemente ustionato dopo essere stato colpito da una scarica elettrica all'interno della Pittini-Ferriere Nord di Osoppo, in provincia di Udine.

L'incidente è avvenuto ieri mentre l'uomo stava effettuando alcuni lavori di manutenzione alla centralina elettrica dei trasformatori ed è stato colpito dalla scarica. Berra è stato soccorso e trasportato in elicottero all'ospedale civile di Udine dove i sanitari si sono riservati la prognosi.

Oggi i funerali della settima vittima della ThyssenKrupp
Oggi pomeriggio, alle 14,30, saranno celebrati i funerali di Giuseppe Demasi, la settima vittima del rogo dell’acciaieria torinese ThyssenKrupp dello scorso 6 dicembre, nella parrocchia del Santo Volto di Torino. A celebrare le esequie sarà l'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto.

Cina, un devastante incendio distrugge un centro comerciale di 12 piani

Dal Sito
http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsID=77272
Vigili del fuoco
Vigili del fuoco
Un devastante incendio si è sviluppato in un centro commerciale nel nordovest della Cina. Da oltre 14 ore, i vigili del fuoco stanno combattendo per domare le fiamme, divampate ieri per cause ancora da accertare. Le autorità locali spiegano che al momento non è possibile avere un bilancio delle vittime, ma si teme un elevato numero di morti e feriti.

Il centro commerciale si chiama nel Dehui International Plaza e si trova nel centro di Urumqi, la capitale della Regione Autonoma Uighura del Xinjiang. Nell' edificio di 12 piani c'erano circa duemila negozi che vendevano vestiti, cosmetici, giocattoli ed altri prodotti. Due piani erano occupati da uffici. Il Dehui Plaza apparteneva ad un imprenditore della provincia del Zhejiang che aveva investito nell' operazione circa 38 milioni di euro. Lo Zhejiang, sulla costa orientale del paese, e' una delle province più industrializzate e più ricche della Cina.

mercoledì 2 gennaio 2008

L'anno nuovo

Dal Sito RAINEWS 24

Incidente sul lavoro, donna cinese muore in ditta milanese
E' stata investita da un muletto
E' stata investita da un muletto
Si chiamava Xiaofeng Wu, era nata nel1963 e aveva passaporto della Repubblica popolare cinese. E' morta oggi verso mezzogiorno schiacciata da un muletto, nella sede di Corsico del Gruppo Masotina, una società per azioni da 60 anni specializzata in carta da macero e smaltimento rifiuti. La donna, regolare, era dipendente della cooperativa 'La feltre' di Milano.

In base alle prime ricostruzioni, aveva appena finito il proprio turno e stava attraversando l'area per recarsi negli spogliatoi. Il guidatore di un muletto per la movimentazione della carta non l'avrebbe vista, investendola.

"Una triste notizia", commenta il sindaco di Corsico, Sergio Graffeo, che esprime il cordoglio dell'amministrazione e dell'intera città. "Vogliamo dire basta alle morti sul lavoro - prosegue -. Stiamo operando per creare, insieme agli altri enti della zona, un osservatorio specializzato sulla sicurezza, che coinvolga forze politiche, sindacati e aziende. Un impegno per il quale cominceremo ad operare già nei prossimi giorni".
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