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La Fiat uccide ancora a Melfi
Domenico Mononopoli operaio è morto precipitando da una cabina di verniciatura.
E' la seconda vittima in pochi mesi nello stabilimento lucano e conferma come i grandi gruppi industriali tra cui la Fiat e la stessa Confindustria, non abbiano alcuna intenzione, al di là delle dichiarazioni legate alle tragedie, di allentare le catene dello sfruttamento.
Lo hanno dimostrato pubblicamente, opponendosi al recente decreto sulla sicurezza sul lavoro.
E così si rischia di morire o si muore nello stabilimento Fiat di Cassino, nell'indotto di Chivasso, a Mirafiori in cui è stato ferito un giovane operaio e a Pomigliano, al primo giorno di riapertura dello stabilimento, dopo i due mesi di formazione/lavaggio del cervello, in cui si è sfiorato un grave incidente. In questo stesso stabilimento sono morti sei lvoratori negli ultimi dieci anni.
La Fiat, intanto continua a percepire miliardi di finanziamenti dallo stato, ma nulla cambia negli impianti produttivi che restano obsoleti e pericolosi.
I colpevoli ritardi della magistratura e delle A.s.l. competenti, che nonostante le centinaia di denunce fatte soprattutto dai sindacati di base, hanno di fatto garantito sempre l'impunità dei padroni e quindi il protrarsi di questa drammatica situazione.
E' ormai il lavoro stesso ad essere sempre più il serial killer delle nostre vite: si muore nelle piccole e grandi aziende, nei cantieri e nei campi.
La flessibilità, che al di là di qualsiasi chiacchera preelettorale coincide con la precarietà, l'intensificazione dei ritmi, la scarsa applicazione delle misure di sicurezza e l'abbassamento delle tutele sindacali e non , sono il frutto delle criminali politiche neoliberiste, portate avanti dai vari governi succedutisi con il beneplacido di C.G.I.L., C.I.S.L.e U.I.L.
In questa campagna elettorale in cui i principali partiti fanno a gara a amico dei padroni, il duo Marchionne-Montezemolo vuole modellare il rapporto di lavoro e le relazioni sindacali dell'intero Gruppo Fiat,con l'intensificazione dei ritmi produttivi e obbedienza, ricattando i lavoratori con raffiche di provvedimenti disciplinari e licenziamenti.
Continueremo a batterci e contro lo sfruttamento e la precarietà che causano le morti sul lavoro, tanto più oggi in cui è urgente creare un fronte comune di mobilitazione generale e di lotta, a tutela della vita e della dignità di ogni singolo lavoratore.
COBAS FIAT POMIGLIANO
27/3/08 Pomigliano d'Arco